Il lavoro ti esaurisce?

Il lavoro è uno di quegli ambiti in grado di generare molta infelicità. Questa è una situazione molto diffusa ed estremamente dannosa in quanto il lavoro assorbe gran parte delle energie e tempo delle nostra vita quotidiana .

Ma come è potuto succedere questo?

Noi tutti tendiamo ad adeguarci a quello che ci richiede l’ambiente ad inserirci a in quello che il sistema, la società industriale ci domanda.

Negli ultimi anni siamo andati incontro a un fenomeno sempre maggiore di semplificazione del lavoro che eseguiamo quotidianamente. Più il lavoro è regolare senza imprevisti e diviso in semplici parti tanto più non dobbiamo pensare, non dobbiamo metterci alcunchè di nostro, abbiamo meno responsabilità però diventiamo tristi automi, robot. L’accettazione di queste comodità, tipico l’esempio del classico impiegato pubblico che svolge il suo semplice compito quotidiano e non va oltre che non ha nessuna responsabilità e non deve metterci nulla di personale porta dei vantaggi in quanto non bisogna preoccuparsi di nulla, bisogna pensare poco, si gode di una sicurezza sociale e forse di una pensione. Ma questa condizione allo stesso tempo rende l’essere umano facilmente rimpiazzabile da altri esseri umani che si accontentano di una paga inferiore o addirittura sostituibile con delle macchine.

Questo, in poche parole, è il fenomeno che si è verificato con la industrializzazione e la delocalizzazione del lavoro. Il lavoro è stato semplificato in compiti semplici e facilmente eseguibili e l’essere umano è diventato sempre più una macchina che ripete un compito. Fintanto che ci comportiamo come macchine ed eseguiamo un lavoro in maniera ripetitiva e poco creativa saremo sempre infelici e sostituibili.

Un idea scorretta di eguaglianza ha inoltre peggiorato la situazione portandoci ad appiattirci verso il basso. Siamo tutti uguali nel senso che tutti abbiamo il diritto di sfruttare le nostre potenzialità al massimo ma per fortuna siamo tutti diversi ognuno con le sue specifiche caratteristiche e capacità, ognuno con la sua unicità.

La parte più tipica e caratteristica dell’essere umano non è l’esecuzione meccanica di un lavoro ma è la creatività una volta che viene meno la creatività viene meno l’essenzialità dell’essere umano e questo porta a depressione e tristezza.

Tutti siamo dei geni creativi, ma ce lo dimentichiamo o ce lo fanno dimenticare troppo in fretta.

Infatti chi è è un genio? Un genio è l’individuo che capace di trovare una risposta a un problema in maniera nuova rivoluzionaria e appunto creativa! Noi tutti nella vita siamo e siamo stati dei geni.

A tutti noi più di una volta è capitato di trovare una risposta, una soluzione a qualcosa che a cui altri non erano arrivati. Non si può essere geni sempre ed in tutto. Einstein quando usciva di casa si perdeva tra le strade del vicinato. Accettiamo di essere geni, accettiamo la nostra creatività e mettiamola a frutto nel nostro vivere quotidiano non accontentiamoci diventando automi sostituibili rimaniamo gli esseri unici che siamo.

Anche nell’eseguire il compito più semplice il compito più ripetitivo possiamo usare la nostra creatività e genialità fosse soltanto, e non è poco, nei rapporti che condividiamo sul lavoro.

In questo modo possiamo non solo lavorare al meglio ma caratterizzare il nostro intervento con una presenza particolarmente forte e più difficilmente rimpiazzabile.

Tutti siamo sostituibili ma ognuno di noi è unico ed è questa unicità la caratteristica che ci contraddistingue e ci permette di uscire dalla mediocrità che appiattisce e deprime.

Ognuno di noi ha la distinta sensazione di essere unico, di non essere nella media, di essere diverso e di meritare qualcosa di diverso ma se non vogliamo essere mediocri non comportiamoci come ci si comporta mediamente!